Belmoro e il surrealismo in Corrado Alvaro
Posted on 24. Feb, 2020 by admin in Caffè letterario, Libri
di Maria Grazia Sfameni
Lo scorso 2 Febbraio, presso la sede del Circolo Meli di Melito Porto Salvo, si è tenuta la serata di apertura del consueto appuntamento con gli incontri promossi da Bibliomeli che ogni anno accoglie narratori e saggisti il cui lavoro costituisce per i cittadini di Melito, e non solo, una preziosa occasione di incontro e confronto su tematiche e forme di espressione diversificate e stimolanti. Ospiti della prima serata, per l’edizione 2020, Francesco Idotta e Maria Grazia Sfameni, autori del saggio dal titolo Alvaro e Belmoro nel dedalo tantalico, edito da Città del Sole. A conversare con gli autori il presidente del circolo, Pasquale Pizzi, che dopo i consueti saluti ad un pubblico come sempre numeroso, ricorda come l’interesse da parte del Circolo Meli nei confronti dell’opera di Alvaro sia partita proprio in occasione dell’inaugurazione di Bibliomeli, avvenuta nel 2017, con un incontro durante il quale Francesco Idotta conversò con il pubblico su Belmoro, romanzo incompiuto di Corrado Alvaro, pubblicato postumo, il quale in quella occasione suscitò curiosità e interesse nel pubblico melitese. A distanza di tre anni, quel lavoro di ricerca ha visto la luce integrandosi e arricchendosi di nuove suggestioni, con il contributo della lettura parallela del primo romanzo di Alvaro, L’uomo nel labirinto, ad opera di Maria Grazia Sfameni. Alla domanda di Pizzi in merito alla natura dell’originalità di tale lettura, Idotta sottolinea quanto limitata sia stata, fino ad oggi, la visione dell’opera alvariana, spesso condizionata da un’interpretazione esclusivamente meridionalista dell’autore di San Luca. “Una lettura completa dell’opera di Alvaro narratore, romanziere, saggista, drammaturgo, critico cinematografico e giornalista rivela inequivocabilmente un respiro assai più ampio che travalica i limiti del regionalismo e supera di gran lunga i confini nazionali per divenire voce europea dal respiro universale. Alvaro- continua Idotta – è la voce del Novecento europeo, voce distopica e profetica che molto ha detto e che molto ancora avrebbe da dire, se solo le ristrette dinamiche accademiche ed editoriali si concedessero di ascoltarlo”. A tal proposito, durante la conversazione, più volte si è sottolineata l’incuria dell’editoria italiana nel non aver per decenni ripubblicato le opere di Alvaro, fatta eccezione per la raccolta di racconti Gente in Aspromonte; si pensi che Belmoro ha avuto un’unica edizione che risale al 1957, tale che il romanzo- del quale Bibliomeli possiede una copia- a oggi può definirsi libro raro. Come dunque leggere Alvaro e quale l’importanza del suo ultimo lavoro? “ Il surrealismo che permea di sé l’intero romanzo – prosegue Idotta- ne fa un’ opera di straordinario valore culturale per la letteratura del Novecento, anticipando e, in alcuni casi superando in valore stilistico, il più noto 1984 di G. Orwell e le successive opere distopiche diffuse in Europa”. E ancora di surrealismo parla Maria Grazia Sfameni quando le si chiede come sia nata l’intuizione che l’ha spinta ad approfondire l’opera di Alvaro alla luce degli artisti europei più noti tra i quali lo stesso S. Dalì, la cui Muchacha frente a la ventana campeggia in prima di copertina. “Una passione cresciuta e coltivata nel tempo per Corrado Alvaro, autore che ero certa celasse molto più di quanto si credesse, e un viaggio a Madrid con la visita illuminante al museo Reina Sofia che custodisce la tela di Dalì”. Questa la risposta dell’autrice che approfondisce, in relazione al proprio lavoro, un altro aspetto essenziale dell’opera del calabrese “ la presenza dirompente del Mito- afferma Sfameni- proprio per la sua funzione catartica e introspettiva, costituisce per l’uomo contemporaneo l’unica via da percorrere per ritrovare se stesso e il proprio ruolo in una dimensione sociale alienante e disumanizzante. Occorre riscoprire le proprie origini culturali, scendere nel profondo del proprio essere per risalire dal labirinto esistenziale e riappropriarsi della umanità perduta. Per questo Corrado Alvaro è stato un pioniere, ad oggi probabilmente insuperato; bisogna che la cultura italiana ne prenda atto”.