Geosito di Prastara’ – itinerari di arte e cultura
Posted on 12. Apr, 2016 by admin in Gli itinerari d'arte e cultura
Dopo tanti anni di lavoro, di ricerche e di studi, Sebastiano Stranges riesce a produrre una mappatura scientifica di centinaia di siti archeologici esistenti nel territorio che va da Motta S.Giovanni a Capo Spartivento passando da Saline, Montebello, Bagaladi, Melito P.S., Condofuri, Bova Marina, Bova e Palizzi. Per la cronaca, Sebastiano Stranges è Ispettore Onorario Del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali.
Con questa appassionata guida, nonostante la pioggia, i soci del Circolo Meli sono stati trasportati con la macchina del tempo in un viaggio in un luogo che ha dell’incredibile: Prastarà.
Prastarà, ci spiega il prof. Stranges, è un importante sito storico-archeologico nel comune di Montebello Ionico. Qui sono stati ritrovati reperti archeologici che risalgono all’età del bronzo, periodo tra il 2200 e il 900 a. C.; inoltre sono stati rinvenuti cocci di vasi di terracotta con incisioni dette “a dente di cane”, frammenti di lancia in ossidiana per la caccia e frammenti utensili in ossidiana per scuoiare le pelli.
Tra queste formazioni rocciose si possono vedere varie spelonche dove sono stati rinvenuti molte suppellettili e utensili da cucina. Questi ritrovamenti confermano il carattere eremitico e anacoretico del sito, riconducibile al fenomeno del monachesimo basiliano dei primi secoli.
Ed è qui, a Prastarà che si ritirò in romitaggio S. Elia il Giovane o S. Elia da Enna.La cultura del monachesimo basiliano in Calabria trova origini assai remote che ci riportano un interessante spaccato della vita sociale, culturale ed economica del nostro territorio. Intense migrazioni monastiche, attraverso lo stretto, occuparono la parte meridionale del territorio del basso ionio reggino.
La sua vita fu descritta subito dopo la sua morte, da un anonimo monaco greco, probabilmente il suo discepolo Daniele pertanto sufficientemente attendibile.
Elia nacque a Enna (chiamata dagli arabi Castrogiovanni) intorno all’anno 829 con il nome di Giovanni, fu un asceta siculo-greco caratterizzato da una vita molto intensa, nonostante le rigidità proprie del monachesimo italo-greco del medioevo bizantino.
La sua fu una vita intessuta di avventure, viaggi a piedi, fondazioni di monasteri, miracoli operati; fu costretto ad abbandonare la città di Enna assediata dai saraceni e da loro conquistata nell’859; cadde comunque nelle loro mani e fu venduto schiavo in Africa. Liberatosi, si mise a predicare il Vangelo a rischio della propria vita; fu costretto a rifugiarsi in Palestina dove ricevette l’abito monastico da Salomone, patriarca di Gerusalemme.
Trascorse tre anni in un monastero sul Sinai, da qui passò ad Alessandria, poi in Persia, ad Antiochia ed infine in Africa. Nell’anno 878, dopo la caduta di Siracusa in mano agli arabi, Elia, che era ritornato in Sicilia, si recò a Palermo per rivedere la vecchia madre; da lì si spostò a Taormina dove si associò al monaco Daniele, il quale diventò compagno delle sue peregrinazioni, emulandolo nelle sue virtù.
Attraversato lo Stretto, in Calabria, intorno all’anno 880 a Saline fondò il monastero che poi prese il suo nome. Minacciato dalle incursioni saracene fu costretto a scappare prima a Patrasso e poi ritornato in Calabria si nascose a S. Cristina d’Aspromonte.
Si tramanda un aneddoto o un miracolo che riguarda i due monaci: Elia ordina al discepolo Daniele di gettare il suo Salterio in un luogo acquitrinoso, che viene individuato col Pantano di Saline. Daniele obbedisce e quando riprende il salterio lo trova completamente asciutto, a prova della sua obbedienza. Il Salterio è uno strumento musicale in legno, a 12 o 16 corde (simile alla cetra) che veniva suonato dai monaci per accompagnare il canto dei salmi.
Intanto il romitaggio di Prastarà divenne fulcro della vita sociale e spirituale delle contrade vicine, passando da un modello rituale eremitico a un modello cenobitico. Uomo infaticabile, Elia, andò pellegrino a Roma e al suo ritorno tra 900 e il 901 fondò un altro monastero a Aulinas sul monte che prese il suo nome nei pressi di Palmi.
Per la sua attività, le sue predicazioni e i numerosi miracoli, la sua fama giunse in Oriente, per cui l’Imperatore Leone VI° il Filosofo lo invitò a Costantinopoli. Elia, ormai anziano si mise in viaggio ma non riuscì a raggiungere la sua destinazione; arrivato a Tessalonica (Salonicco) nella Macedonia, si ammalò e morì il 17 agosto del 904. Le sue spoglie furono prima portate nel tempio di San Giorgio a Tessalonica e dopo dieci mesi, su ordine dell’imperatore, furono trasportate a Costantinopoli e successivamente imbarcate, sotto la scorta di un nobile cavaliere di origini calabresi di nome Giorgio e del fedele monaco Daniele, arrivarono ad Aulinas e secondo il suo desiderio fu tumulato nella chiesa del monastero.
A conclusione della giornata, la comitiva si è ritrovata presso “La Lanterna” del socio Domenico Rosaci.