La casa dell’assenza
Posted on 27. Mag, 2013 by admin in Libri
Sabato 01 giugno, ore 18.00, presso il Bar Serranò, verrà presentato il libro “La casa dell’assenza” di Ida Nucera.
L’incontro, che vedrà la presenza dell’autrice, sarà moderato da Maria Zema, editor della casa editrice Città del Sole; introdurrà Patrizia Pansera, socia del Circolo Meli.
La complessa e delicata tessitura che vela il rapporto madre-figlia, raccontata intensamente all’interno di un cerchio di relazioni femminili significative che segnano in maniera indelebile l’Autrice, emozioni vive dentro un’analisi lucidissima e, talvolta, spietata. Un dialogo a lungo rimandato, per prudenza, per eccessivo pudore, per la difficoltà di procedere sulla carne viva… (http://www.cdse.it/index.php?id=676)
«Ancora avvicinarmi al suo letto è difficile. A volte quando tento
di addormentarmi, per uno strano gioco della mente divento lei e mi sento risucchiare in un vortice di nulla. Quando accade è spaventoso. Ancora è presto. Prima di avvicinarmi devo fare dei giri larghi, parlando del dolore parlando d’altro, parlando d’altri. Di tutto quello che fa da cornice a questa storia. Nel modo più generico che posso, usando i tasti che mi sono più congeniali. E’ meglio andare sul sicuro. Forse riuscirò a mettere ordine alle stanze lentamente, guardando negli angoli, cercando qualche particolare che mi faccia vacillare la certezza crudele che sia impossibile una qualsiasi eredità di gioia. La scrittura può essere il luogo sicuro nel quale ritrovarmi per fare sintesi e muovere i passi incerti, forse questo è il modo di procedere senza vacillare».
La casa dell’assenza di Ida Nucera, edito da Città del Sole, è una riflessione, quasi un’intima meditazione, sull’interrelazione dell’autrice con la madre, punteggiata da note su quella della madre con se stessa, con l’altra figlia down e con la nonna della narratrice. Donne unite, oltre che da vincoli di sangue, da una trama sottile e tenace di emozioni, esperienze condivise e silenzi, evidenze e oscurità: da un pudore che fa del non-detto la cifra reale del loro dirsi.
«Non siamo mai riuscite a parlarci come due donne che fanno esperienza di amicizia. Forse non è nella natura delle cose che accada, tra madre e figlia. Si compie solo adesso che le tue lettere, dopo tanto, sono riuscita a guardarle senza timore di sprofondare in un pozzo senza fondo. Questa scrittura è un lavoro mai concluso. Prima mi ribellavo, tornarci costava una fatica immensa. Un tempo senza fine. E il tuo? Molto più lunga e buia è stata la tua notte senza stelle. Adesso so che dalla materia informe sto cavando qualcosa e non importa sapere quando terminerà. Giungerà il momento in cui ogni tessera conquisterà finalmente il suo posto. Parlarti è una conquista. Togliersi è un bavaglio. Avverto la tua presenza, senza essere una visionaria».
Nel faticoso ritrovare la voce della madre – che non aveva, da viva, parlato più che tanto e che, nello stesso tempo, non aveva trovato, nella figlia, un ascolto che andasse al li là delle parole pronunciate – l’autrice trasforma il suo monologo in un dialogo. L’apnea si fa respiro più disteso e il dolore trova nell’uscire dalla confusione sorda per approdare alla precisione delle parole, se non pacificazione, accettazione dell’esistenza nella sua complessità di spietata angoscia e di delicata tenerezza.
La strada, non facile, che porta a restituire alla madre la sua identità di persona è il viaggio della figlia nella sua propria identità: in cui ritrova i fili che hanno intessuto la vita delle altre donne di famiglia. Donne uguali e diverse: accumunate non solo dalla biologia, ma da legami misteriosi, che la malattia e la morte, comune destino umano, stratificano di echi profondi. Che, ascoltati nella profondità delle proprie viscere e poi ripetuti infinite volte, trasformano quella sorta di blocco emozionale che lascia in eredità la presenza dell’assente, quando lega nello sterile rimpianto, nel senso di colpa annebbiante in cui ogni emozione scartavetra il cuore, ma lo sguardo alla vita ha movenze da statua. E lo fanno diventare, nonostante e dentro il dolore, la pena, l’incompiutezza d’ogni relazione, luce e slancio: centro del sé e movimento: quell’interiore libertà di essere cui nessuna oscurità può togliere luce (Maria Franco da – http://www.zoomsud.it/commenti/50717–recensione-la-casa-dellassenza-di-ida-nucera.html)
Giornalista pubblicista, Ida Nucera è nata a Reggio Calabria nel 1959. Sposata con tre figlie, laureata in Legge alla Statale di Milano, ha lavorato per dieci anni nella pubblica amministrazione. Lasciato l’impiego, ha iniziato con le prime collaborazioni giornalistiche. Attualmente scrive per il settimanale torinese “Il nostro tempo”. E’ membro della Comunità di Vita Cristiana, di cui condivide la spiritualità ignaziana ed il servizio apostolico.